Canto: Vivere la vita
Celebrante: Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Tutti: Amen.
Celebrante: Il Padre della vita, il Figlio che è la vita e lo Spirito Santo, soffio di vita siano con voi
Tutti: E con il tuo spirito.
Celebrante: Dio ha chiamato all’esistenza la bellezza, le forze, le risorse e tutta la ricca varietà del creato. Fa lo stesso per noi. Colui che ha collocato le stelle al loro posto e la luna in orbita, che ha costruito il mistero delle strutture atomiche, è colui che ora prende in mano la nostra vita: rifà, rimodella, ricostruisce, ricrea. Partendo dal disegno originale che aveva su di noi, ci trasforma nel progetto d’uomo o donna che aveva da sempre ideato.
Guida: "Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza" (Gv 10, 10). Cristo è la nostra vita. L’abbondanza cui Giovanni fa riferimento non è certo la quantità di vita a nostra disposizione, ma la qualità che riusciamo a dare alla nostra esistenza, è la pienezza della vita. Gesù ha sempre "reso piena" la vita di chi si è affidato generosamente a lui.
A questo punto si può leggere (o raccontare) una breve biografia di padre Oscar, ricostruendola dal materiale offerto precedentemente su queste pagine o, più semplicemente, sintetizzando così:
1° lettore: Oscar Goapper nasce il 25 settembre 1951 a Venado Tuerto (Argentina). Risponde subito alla chiamata del Signore e frequenta gli studi secondari nel seminario diocesano.
2° lettore: Nel 1968 entra nel seminario dei missionari della Consolata e, nel 1972, dopo un anno di noviziato in Italia, emette la professione religiosa. Continua gli studi a Torino e viene ordinato sacerdote il 19 giugno 1976.
Rientra in Argentina, dove è incaricato della formazione dei postulanti. In questo periodo ne approfitta per diventare anche infermiere.
1° lettore: Il 1982 è la data dell’arrivo in Congo-Zaire e, da subito, è destinato a Neisu, dove lo attendono una parrocchia in costruzione, una scuola elementare e un piccolo dispensario. Per essere più utile, fa pratica con un dottore locale, in città.
Nel 1984 diventa parroco e, con i capi-villaggio, decide l’apertura di nuovi dispensari nella brousse, per venire incontro alla gente, abbandonata a se stessa.
2° lettore: Di fronte ai bisogni sempre più grandi, decide di studiare e diventare medico. La sua vita è scandita dallo studio, la fondazione di uno splendido ospedale, la visita ai malati, la cura pastorale, il contatto con gli amici lontani.
1° lettore: Diventato medico, si butta con tutta l’energia di cui era capace a sviluppare pienamente l’ospedale, dedicandosi anche alla formazione di personale locale infermieristico, senza mai dimenticare i suoi impegni pastorali.
Martedì, 18 maggio 1999: muore nel pieno delle forze fisiche e con mille progetti ancora da realizzare.
Canto
Guida: Un’esistenza vissuta in pienezza e donata completamente ci invita a riflettere sul senso della nostra vita e sul significato che le vogliamo dare.
2° lettore: Dal libro di Qoélet. (11, 5) Come tu non sai per quale via lo spirito vitale si fa ossa nel seno della donna incinta, così tu non conosci l’opera di Dio che fa tutto.
1° lettore: È un grande mistero la vita umana e non si è mai finito di viverne lo stupore. Quanto è bello e attrae il suo mistero. Meraviglia e stupore, ma anche trepidazione e un senso profondo di drammatica responsabilità. È grande il dono di esistere e vi è sempre un margine per il mistero.
2° lettore: Dal libro di Qoèlet (11, 9-10) - Sii allegro, o giovane, nella tua adolescenza e, nei giorni della tua giovinezza, sia nella gioia il tuo cuore. Fa’ tutto ciò che desideri e che i tuoi occhi vagheggiano, ma tieni presente che, su tutto questo, ti giudica Iddio. Tieni sgombro il tuo cuore dalla malinconia, e tieni lontano il dolore da te, perché giovinezza e adolescenza sono un soffio.
1° lettore: La giovinezza è la stagione propizia per vedere e godere, per sperimentare e gioire, per desiderare e realizzare. Ma, proprio per questo, i giovani hanno dinnanzi a Dio una particolare responsabilità: quella di usare bene i suoi doni e metterli a disposizione degli altri.
2° lettore: Dalla testimonianza di Rosa e Luis, medici volontari spagnoli, dell’ospedale di Neisu.
Agli inizi avevamo avuto dei problemi con il suo carattere, i suoi alti e bassi, il suo essere tutto o niente. Viveva così intensamente il suo lavoro, l’ospedale, la sua vita che, a volte, era difficile stargli dietro. Lui era esplosivo, veloce, vitale, imprenditore... dedicatissimo agli ammalati, mostrava passione in tutto quello che faceva. Ricordiamo la fila di persone sedute fuori dalla sua stanza, che aspettavano dir potere parlare con lui. Ci interpellava la sua capacità di accogliere e ascoltare tutta quella gente; soprattutto, come si lasciava toccare il cuore da loro. Le sue prediche, la domenica, toccavano il cuore dei mangbetu, perché li conosceva e sapeva parlare loro con il suo modo allegro, espansivo e diretto. Amava vivere e approfittare della vita! Era così pieno di vita, così felice, così vivo!
1° lettore: Dall’omelia di padre Ariel Hoyos, superiore provinciale dei missionari della Consolata, in occasione della chiusura del lutto.
Dobbiamo ringraziare il Signore non solo per la quantità di bene fatto da padre Oscar, ma soprattutto per la qualità. Non è stato una persona e un medico normale. Professionalmente, come dottore, è stato tra i migliori. La sua intelligenza, la sua preparazione accademica, la sua esperienza, il suo saper fare, il suo spirito di ricerca... ne facevano una persona ed un medico straordinari.
Oscar, però, non era solo un medico, ma, soprattutto, missionario. Ecco perché ha esercitato la medicina in un modo diverso, alla maniera dell’apostolo. È stata la sua vocazione missionaria (e non quella di medico) che l’ha reso capace di lasciare tutto per raggiungere l’Africa. Chiamato dal Signore, ha risposto sì, che è venuto fino in Congo. È perché ha voluto ispirarsi al Signore Gesù, missionario del Padre, che ha imparato a volgersi verso i sofferenti e i malati, ad avere compassione, curandoli con amore e devozione. Ed è ancora per questo e solo per questo, che ha studiato medicina e l’ha considerata come il mezzo privilegiato per esercitare il ministero di consolazione; per diventare sacramento dell’amore preferenziale di Dio Padre per i più deboli, i più poveri e più abbandonati.
Pausa di riflessione.
Canto: Mani.
Vorrei che le parole mutassero in preghiera
e rivederti, o Padre, che dipingevi il cielo.
Sapessi quante volte,
guardando questo mondo,
vorrei che tu tornassi a ritoccarne il cuore.
Vorrei che le mie mani avessero la forza
per sostenere chi non può camminare.
Vorrei che questo cuore
che esplode in sentimenti
diventasse culla per chi non ha più madre.
Mani, prendi queste mie mani,
fanne vita, fanne amore,
braccia aperte per ricevere chi è solo.
Cuore, prendi questo mio cuore,
fa’ che si spalanchi il mondo,
germogliando per quegli occhi
che non sanno piangere più.
Sei tu lo spazio che desidero da sempre,
so che mi stringerai e mi terrai la mano.
Fa’ che le mie strade si perdano nel buio
e io cammini dove cammineresti tu.
Tu soffio della vita prendi la mia giovinezza
con le contraddizioni e le falsità, strumento
fa’ che sia per annunciare il regno
a chi per questa via tu chiami beati.
Mani, prendi queste mie mani...
Noi giovani di un mondo che cancella
i sentimenti e inscatola le forze
nell’asfalto di città, siamo stanchi di guardare
siamo stanchi di gridare, ci hai chiamati
siamo tuoi, cammineremo insieme.
Mani, prendi queste nostre mani,
fanne vita, fanne amore,
braccia aperte per ricevere chi è solo.
Cuore, prendi questi nostri cuori,
fa’ che siano testimoni,
che tu chiami ogni uomo
a far festa con Dio.
2° lettore: Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico.
1° lettore: Avevo fame e mi avete dato da mangiare.
2° Lettore: Un samaritano, passandogli accanto, lo vide e ne ebbe compassione.
1° lettore: Ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato.
2° lettore: Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite versandovi olio e vino.
1° lettore: Ero nudo e mi avete vestito; malato e mi avete visitato; carcerato e siete venuti a trovarmi.
2° lettore: Poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò ad una locanda e si prese cura di lui.
1° lettore: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose ad uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me.
2° lettore: Gesù gli disse: "Va’ e anche tu fa lo stesso".
Celebrante: Preghiamo. Ti ringraziamo Signore per il dono della vita. Aiutaci a capire il valore che ci hai affidato. Illuminaci con il tuo Spirito, perché possiamo essere capaci di affidarci a te e poterla vivere in pienezza. Fa’ che non ci manchi mai il coraggio di seguirti e di farne un dono per gli altri, sull’esempio di chi, come padre Oscar e tanti altri, sono riusciti a fare. Lo chiediamo a te che sei un Dio buono, amico degli uomini e vivi e regni nei secoli dei secoli.
Tutti: Amen.
Sarebbe bello (se possibile) fare un canto in lingala, la lingua parlata da padre Oscar tra i suoi mangbetu.