È passato un anno dalla morte di Padro Casaldaliga e pochi giorni fa abbiamo salutato Gino Strada. Anche se forse su opposti fronti, entrambi testimoni di una unica speranza
CASALDALIGA
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L’8 agosto 2020 – un anno fa – moriva a San Paolo del Brasile dom Pedro Casaldaliga, figura emblematica di missionario e di vescovo che si è lasciato trasformare dalla realtà che lo accolse, scoprendo, a contatto con la vita della gente semplice dell’Amazzonia brasiliana, le sconfinate potenzialità del Vangelo nel sogno di un mondo diverso. E’ disponibile on line un “Quaderno Cedor” multimediale sulla figura del missionario e vescovo della prelazia di São Felix do Araguaia, profeta e testimone del Vangelo.
GINO STRADA
Redazione
Medico chirurgo e fondatore della ONG Emergency, è morto il 13 agosto 2021 all’età di 73 anni dopo aver dedicato la sua vita a lottare per i diritti di tutti, contro la guerra e le discriminazioni, a favore delle vittime dei conflitti, delle mine antiuomo, della povertà. Perché nessuno venga lasciato indietro. Ha ricevuto per il suo lavoro e il suo impegno diversi premi, come il “Nobel alternativo” – il Right livelihood award – nel 2015. Dalla sua fondazione del 1994, Emergency ha curato piu` di 10 milioni di persone in 18 paesi differenti vittime di guerre e povertà, grazie ai medici, agli infermieri, ai volontari, a tutto lo staff nazionale ed internazionale, combattendo affinché il diritto a cure gratuite e di qualita` fosse garantito a ogni essere umano. (La Stampa)
Lui ha detto
I veri valori etici possono nascere solo da una prassi di vita che si misura con i limiti, le passioni, le paure, le ritrosie, l'esasperazione del procedere alla ricerca di sé, nell'altro da sé
Se uno di noi, uno qualsiasi di noi esseri umani, sta in questo momento soffrendo come un cane, è malato o ha fame, è cosa che ci riguarda tutti. Ci deve riguardare tutti, perché ignorare la sofferenza di un uomo è sempre un atto di violenza, e tra i più vigliacchi.
Hanno detto di Lui
Quando penso a Gino Strada, a tutto quello che è stato, a tutto quello che ha fatto, non mi vengono in mente che queste due parole: Gino era un gigante. Non per il fisico, per quanto il suo sguardo fosse severo, la sua barba fosse ispida, il suo tono fosse grave. Quanto per la personalità: la sua passione civile, la sua forza etica, la sua tempra morale. Ed era buono. Perché, mentre lo curava nel corpo, guardava dentro all’anima dell’uomo. Per cercare e scambiare tutto il bene possibile, senza finzioni e senza mediazioni" (Massimo Giannini)
Cosa ci ha trasmesso, la luminosa vicenda terrena di Gino Strada? La consapevolezza che il male e l’ingiustizia si nutrono di passività, indifferenza, irresponsabilità. Che il male prospera laddove le coscienze sono troppo quiete o distratte. E che la libertà è un bene comune: si è liberi con gli altri e per gli altri, mai contro o a scapito loro. “Esportare la democrazia” con le armi è una contraddizione in termini, un’indecente maschera della volontà di potenza. (Luigi Ciotti)
Il senso di giustizia, la lucidità, il rigore, la capacità di visione: erano queste le cose che si notavano subito in Gino. E a conoscerlo meglio si vedeva che sapeva sognare, divertirsi, inventare mille cose. Non riusciamo a pensare di stare senza di lui, la sua sola presenza bastava a farci sentire tutti più forti e meno soli, anche se era lontano. Tra i suoi ultimi pensieri, c’è stato l’Afghanistan, ieri. È morto felice. (staff Emergency)
Gino era un credente nell’umanità, un pacifista radicale e concreto e soprattutto un uomo che aveva una grande passione per la vita (Virginio Colmegna).