La lettera Pastorale dei vescovi del Venezuela intitolata "Ogni regno che è diviso va verso la rovina" (Mt 12,25) è stata pubblicata al termine dell'Assemblea della Conferenza Episcopale tenutasi dal 7 al 12 luglio 2021 e descrive la situazione di profonda crisi, più volte denunciata dai vescovi, nel quale vive il paese.
In cima alla lista delle emergenze che vive il Venezuela, aggravate dalla pandemia del Covid19, c’è la crisi del sistema sanitario. "Non si può giocare con il sacro diritto alla salute", affermano i vescovi nel testo, "bisogna dare agli ospedali la possibilità di curare gli ammalati e bisogna promuovere un'autentica e seria politica di vaccinazione per tutta la popolazione".
È in grave emergenza anche l’educazione, con gli stipendi degli insegnanti che non permettono loro di vivere sopra la soglia della povertà e con l’insegnamento via interet che arriva solo al 20% della popolazione che può contare con questo servizio. "Bisognerà promuovere -suggeriscono i vescovi- un patto globale a favore dell’educazione e che sappia coinvolgere tutta la società civile per fare del Venezuela una società educatrice".
I vescovi ribadiscono anche la loro condanna alla situazione generalizzata di violenza provocata da gruppi armati irregolari e bande criminali presenti nella capitale e anche nel resto del paese. Esprimendo la loro solidarietà con le vittime, esortano le istituzioni statali "a non violare il principio della centralità e della dignità umana"; in Venezuela molte istituzioni che difendono i diritti umani hanno sofferto e sono perseguitate e per questo i Vescovi chiedono alle autorità competenti di salvaguardare “l'integrità fisica di tutte le persone, specialmente dei membri di organizzazioni come Fundadores che vigilano e lottano per i diritti di tutti i venezuelani”.
Riferendosi al membri dell’Assemblea Nazionale dicono che è “preoccupante la progressiva divisione che esiste tra i vari attori politici del paese e il loro scollamento con i problemi del popolo". Sia nel governo che nell'opposizione esistono forti antagonismi basati su ambizioni personali, settarismo e brama di potere; le elezioni potrebbero essere “un'eccellente opportunità per rafforzare le leadership locali e regionali e, per gli aspiranti, un'opportunità di servire i concittadini e promuovere il bene comune".
Nella seconda parte della loro lettera i vescovi fanno appello alla solidarietà e alla comunione per risolvere i conflitti e uscire da questa preoccupante situazione: "solo se uniamo i nostri sforzi e le nostre volontà saremo in grado di far progredire il paese ed è urgente che ognuno si impegni a contribuire alla ricostruzione del paese". Senza “una vera partecipazione di tutti i cittadini alla ricostruzione della nostra nazione non potremo mai sradicare la povertà e la miseria materiale e morale del nostro popolo né raggiungere l’obbiettivo del pieno sviluppo".
Citando Papa Francesco i vescovi dicono che “la sinodalità è un contributo importante che la Chiesa dà al nostro paese, invitandoci a camminare insieme: tutti e insieme dobbiamo accompagnare il popolo nella ricerca delle forme più autentiche di sviluppo". Non possiamo essere sordi al grido angoscioso speranzoso dei poveri. L’organizzazione comunitaria, sociale e politica deve combattere le cause strutturali della povertà.