III DOMENICA DI AVVENTO

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“Egli(Giovanni) venne come testimone, per rendere testimonianza alla luce”. 

 

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Questa IIIa Domenica di Avvento è caratterizzata dalla “gioia”: non per nulla l’Avvento è definito “il tempo della lieta e beata attesa”. L’attesa della salvezza, l’attesa del Salvatore presente in mezzo a noi, costituisce la sorgente della nostra gioia.

Pertanto questa parola “gioia”, è scandita in tutte le letture della Messa: “Io gioisco pienamente nel Signore”(Isaia); “Il mio spirito esulta in Dio mio Salvatore”(Salmo);”Fratelli, state sempre lieti”(S.Paolo); “L’amico dello sposo esulta di gioia alla voce dello sposo”(s. Giovanni).

/ Ma dove sta questa “gioia”? Cosa fare per possederla? La tua gioia è Cristo. Naturalmente questo dono di gioia, frutto della venuta del Signore, è condizionato alla tua preparazione. La gioia nasce dal sentirsi amati da Dio, nel fidarsi di Lui, sorgente ultima della nostra gioia. Se ci sentiamo autosufficienti, non percepiamo l’amore salvifico di Dio in noi: “In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è Lui che ha amato noi”(1Gv.4,10).

/ Anche in questa Domenica, il brano evangelico è dominato dalla figura di Giovanni Battista.

Nei Sinottici il Battista è presentato come il”Precursore”, colui, cioè che prepara la via al Messia. Però nel quarto Vangelo, il Battista è presentato soprattutto come “il Testimone”: colui che dà la sua testimonianza su Gesù davanti a tutti. “Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui”. Ora “rendere testimonianza alla luce”, significa testimoniare che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, l’Unigenito del Padre, e la testimonianza di Giovanni è finalizzata a suscitare la fede di tutti in Gesù, l’Agnello di Dio che prende su di sé i peccati del mondo.

/ Inoltre Giovanni, come testimone, vuole sgomberare il terreno da indebite attribuzioni: non è lui la luce, ma doveva rendere testimonianza alla Luce. Di qui tre risposte precise e secche, ma di un’umiltà sorprendente del Battista:

Io non sono il Cristo(Messia)..non sono Elia(ritornato sulla terra).. non sono il profeta(atteso)..

Però Giovanni, concentra l’attenzione su quella frase che costituisce il vertice del brano evangelico: ”In mezzo a voi sta Uno che voi non conoscete, Uno che viene dopo di me, al quale io non sono degno di sciogliere il legaccio del sandalo”.

Pertanto se Gesù è “l’Io sono(= Dio: richiamo all’”Io sono” del roveto ardente di Mosè), Giovanni è “io non sono il Cristo”. E allora, “chi sei tu”?,  gli viene chiesto. “Io sono una voce di uno che grida nel deserto: preparate la via del Signore”. La sua nascita aveva ridato voce al muto Zaccaria, suo padre. Gesù è la Parola, Giovanni è una voce; Gesù è la Luce, Giovanni è una lampada. Lo dice Gesù(Gv.5,35): “Egli era una lampada che arde e risplende, e voi avete voluto solo per un momento rallegrarvi alla sua luce”. Gesù è lo Sposo, Giovanni è l’amico dello sposo che gioisce alla voce dello Sposo, come già nel grembo materno, all’arrivo di Maria SS. da Elisabetta; Gesù battezzerà nello Spirito Santo e nell’acqua, Giovanni battezza nell’acqua…

Diciamolo meglio con le parole di S. Gregorio Nazianzeno: “Dopo la piccola luce del Battista, lampada, venne la grande Luce(il sole); dopo il bisbiglio del Battista, venne la Parola, il Verbo di Dio; dopo l’amico dello Sposo, venne lo Sposo in persona”.

Il Battista insiste perché gli sguardi delle persone, siano indirizzate su Gesù, su quell’Uno sconosciuto che è in mezzo al popolo. Annunciare Cristo e poi scomparire, ritirarsi: precursore sempre, e lo sarà anche nella morte, martire della verità: questo è il suo ruolo: “Egli deve crescere e io diminuire”(Gv.3,30).

/ Come Giovanni Battista, anche la Chiesa è chiamata ad essere testimone di Cristo che è Luce, perché Via, Verità e Vita.  La fierezza della Chiesa consiste nel far conoscere e annunciare Colui che l’umanità attende e ricerca a tastoni. Se la Chiesa è il “corpo di Cristo”, necessariamente è la manifestazione visibile di Colui che è sempre in mezzo agli uomini, anche se molti non lo accolgono o non lo conoscono. Come il Battista, anche noi dobbiamo essere lampada che illumina; voce che libera la parola; portare Cristo, additare Cristo presente e nascosto in mezzo agli uomini. Cristo sta in mezzo a noi, ma non lo riconosciamo; Cristo è la Parola, ma non la udiamo, circondati come siamo da tanto fracasso e poco silenzio. Cristo è la Luce, ma non la vediamo, preferiamo le tenebre del peccato e della bella vita: non apriamo gli occhi, le orecchie e il cuore per riconoscerlo, amarlo e seguirlo. Dice S. Gregorio Magno: “E nessuno mi venga a dire:”io non sono capace”(di annunciare Cristo). Mettete in atto tutte le vostre possibilità, altrimenti rischierete di essere condannati, per avere custodito male ciò che avete ricevuto. Se credete di aver fatto qualche passo avanti, cercate di trascinare anche gli altri con voi; fate crescere in voi il desiderio di non camminare da soli nella via di Dio; guardatevi dal rifiutare al prossimo l’elemosina della parola…Se non trascurate di annunciare la sua venuta per quanto siete capaci di farlo, meriterete di essere annoverati da Gesù, come Giovanni, nel numero degli angeli”.

/ E allora, in questo Natale, facciamo nascere Gesù in quanti lo cercano, affinché, con l’aiuto di Maria Vergine, possiamo “godere pienamente nel Signore”. 

 

 

 


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